– Patata lo sai che la settimana prossima andiamo al mare?

– Evviva! Dopo questo gionno?

– No, non domani. Tra sei giorni.

– Adesso, andiamo al male?

– No-o!. Dopo questo giorno, dopo un altro giorno ancora, e poi un altro, insomma dopo un sacco di giorni.

– Uffa, non è giusto, io volevo andale dopo questo gionno! Andiamo?

Che il senso del tempo fosse una cosa difficile da acquisire te lo aspettavi, ma non pensavi così tanto. A tre anni e mezzo Patata sa contare fino a tredici (vabbè, ogni tanto salta il sette, le sta antipatico, chissà perché), sa usare i congiuntivi meglio di te (vabbè, non è che ci vuole tanto), sa muovere il puntatore e mettersi i cartoni su youtube (vabbè, questo da molto prima di tre anni e mezzo). Ma rispetto al tempo, non va oltre la sequenza ieri-oggi-domani. Nel senso che tutto quello che è successo prima della nanna della notte scorsa è ieri, e tutto quello che è previsto per dopo la nanna della notte prossima è domani. Anzi, dopoquestogionno.

E va bene, i bambini vivono nel puro presente, beati loro. E va bene, già al nido ti avevano avvertito che uscire alle 13 si traduce “dopo la pappa” e uscire alle 16 si traduce “dopo la nanna”. Però al nido aveva manco due anni. E non c’è verso di legare il tempo alle stagioni, il Natale e il suo compleanno alla neve e simili: l’unico risultato che hai ottenuto è che, all’inizio di quest’anno, quando aveva appena incominciato la scuola materna e tu ansioso la mitragliavi di domande (sì, proprio quelle che quando te le facevano i tuoi genitori non le sopportavi, genere “che hai mangiato?”, “che avete fatto in classe?”, “come si chiamano i tuoi compagni?”) e lei ovviamente muta, alla tua domanda diretta “ma quando mi racconterai qualcosa dell’asilo?” rispose serafica: “quando viene la neve!”. E così è stato.

Non c’è verso di farle passare le mezzore davanti al calendario, come fa mamma Soja, contando i giorni a uno a uno e cerchiando o disegnando quelli con gli appuntamenti importanti, tipo le feste o le partenze. Viene sempre il momento in cui se ne arriva tutta sorridente in piena estate e fa: “dopo questo gionno è il mio compleanno?”. Ok, viva il mondo lisergico dei bimbi, però dover dare la stessa risposta per dieci volte di fila in dieci secondi può essere molto snervante. Quando tocca a te. O molto divertente, quando tocca agli altri.

– Tatina, non si trova un pezzo di questo gioco. Di’ alla tua nonna, quand’è l’ultima volta che l’hai usato?

– Eeee… la settimana pRossima!